Piegare la testina da una parte mentre si legge, si gioca o si disegna è un fatto abbastanza comune nei bambini, che si manifesta soprattutto tra i tre e i sette-otto anni di età. Questo atteggiamento spesso infastidisce i genitori, i quali si sentono in dovere di riprendere il figlio, sgridandolo un po’, magari con dolcezza, per fargli perdere quella che, secondo loro, è solo una cattiva abitudine. Invece, spesso si tratta di una postura che il bambino è costretto ad assumere per stare più comodo, o addirittura per riuscire a vederci meglio. E’ la conclusione alla quale è giunto uno studio, condotto dall’Università di Milano su un grande numero di bambini di età prescolare e scolare, che tendevano a tenere, appunto, il capo sempre piegato da un lato. I ricercatori hanno avuto modo di verificare che, nella maggior parte dei casi, l’atteggiamento era dovuto a un disturbo di origine ortopedico-muscolare, il cosiddetto torcicollo miogeno congenito. In un alto numero di casi, poi, la postura scorretta era dovuta a un problema legato all’organo della vista. Nello specifico, era coinvolto il muscolo obliquo superiore dell’occhio. In entrambi i casi, non si tratta di disturbi seri, ma questi vanno approfonditi e curati in modo che non diano problemi più avanti con gli anni. Ma vediamo, nel dettaglio, di che cosa si tratta.
Lo studio
Indagare le cause che costringono i bambini a piegare la testa sempre dallo stesso lato è stato l’obiettivo di una ricerca, condotta dall’equipe di specialisti del Centro di Oftalmologia Pediatrica dell’ospedale San Paolo di Milano e coordinata dal professor Paolo Nucci, direttore del Centro stesso e Consigliere della Società Oftalmologica Italiana. Lo studio, grazie ai risultati innovativi raggiunti, ha meritato la pubblicazione sulla rivista medica statunitense American Journal of Ophthalmology. Gli esperti hanno preso in esame 63 bambini, che frequentavano la scuola materna o i primi anni di scuola elementare. A tutti questi piccoli, il pediatra di famiglia aveva diagnosticato un atteggiamento anomalo del capo, che, secondo i pediatri, aveva cause più serie, che era il caso di indagare. I bambini sono stati sottoposti a una serie di controlli medici specialistici, da parte di neurologi e di ortopedici. Quindi, sono stati osservati da oftalmologi. Nei confronti di questi piccoli i medici hanno osservato un’attenzione e una delicatezza particolare, per non indurre timore, ma per stimolare la collaborazione. Ed ecco i risultati. Su 63 bambini, ben 35 tenevano la testa piegata da un lato a causa di un problema ortopedico, 25 avevano un problema alla vista. Solo nei pochi casi restanti, il problema era dovuto a problemi di tipo neurologico.
Se è “colpa” degli occhi
Se la tendenza a piegare la testa da un lato del corpo è dovuta all’organo della vista, il bambino può avere un problema a un muscolo dell’occhio che si chiama grande obliquo. Si può trattare, cioè, della cosiddetta “paralisi del grande obliquo”. Ecco di che cosa si tratta.
Se il muscolo non si muove
La paralisi del grande obliquo è un difetto di un muscolo chiamato “grande obliquo” o “obliquo superiore” dell’occhio. Questo muscolo, insieme con il muscolo “obliquo inferiore” (detto anche “piccolo obliquo”) consente i movimenti di torsione dell’occhio. Questi muscoli sono inseriti sulla sclera, cioè la parte esterna, bianca dell’occhio, tra i muscoli retti orizzontali e verticali. Sempre inseriti sul bulbo oculare, ci sono i “muscoli retti inferiore e superiore”, che permettono i movimenti verso l’alto e verso il basso. Si trovano inseriti, rispettivamente, nella parte superiore e inferiore del bulbo oculare e lo collegano con la struttura ossea interna della cavità cranica.
I “muscoli retti mediale e laterale” (che si trovano inseriti a sinistra e a destra del bulbo) permettono i movimenti orizzontali. Il problema nasce quando il grande obliquo non funziona bene, cioè è come paralizzato. L’occhio, quindi, non riesce ad abbassarsi e a ruotare per permettere al bambino di visualizzare e mettere a fuoco un oggetto posto in basso rispetto a lui. Il piccolo si trova allora costretto a rimediare al fatto che l’occhio non si sposta e non si torce verso il basso, spostando tutto il capo. Se non adottasse questo sistema, del tutto involontario, non riuscirebbe a mettere a fuoco gli oggetti che si trovano in basso. Questo succede, per esempio, quando il bambino legge, disegna, gioca con piccoli oggetti. Mentre cammina o corre, invece, il disturbo si nota meno perché durante queste attività si tende a guardare persone o oggetti posti alla propria altezza.
Perché succede
La paralisi del grande obliquo è un disturbo congenito, cioè presente da prima della nascita, ed è legato a una minore tonicità del muscolo. Non porta con sé conseguenze troppo serie, ma va comunque affrontato per evitare che causi un’anomalia posturale sempre più marcata. La paralisi del muscolo non si risolve, infatti, con il progredire degli anni.
Ci vuole l’oculista
Come è stato accennato, i genitori e il pediatra di famiglia possono rendersi conto che il piccolo piega la testa per un problema visivo. Esiste, infatti, un sistema molto semplice per verificare la presenza di paralisi del grande obliquo. Basta afferrare dolcemente la testa del bambino e indurlo a piegare il collo dalla parte opposta rispetto al lato verso il quale il piccolo tende a tenere inclinato il capo.
Se il grande obliquo ha effettivamente dei problemi, l’occhio tenderà a spostarsi verso l’alto. Solo l’oculista, però, è in grado di confermare l’esistenza del problema e di stabilirne l’entità.
La visita
L’oculista effettua un controllo approfondito, che però non induce timore nel bambino. Gli specialisti di oggi tendono anzi a proporre la visita in modo divertente e giocoso, per tranquillizzare i piccoli e ottenere anche una certa collaborazione. Scoprire se c’è paralisi del grande obliquo è semplice e non richiede l’ausilio di macchinari speciali. Infatti è sufficiente muovere delicatamente la testa del piccolo avanti e indietro, a destra e a sinistra, osservando le posizioni dell’occhio. Inoltre il medico può chiedere al piccolo di fissare alcuni oggetti, fermi e in movimento: in questo modo è possibile verificare se i due bulbi oculari si muovono in sincronia.
Un intervento semplice
Se l’oculista ha rilevato che effettivamente c’è un problema al grande obliquo, il sistema per risolvere il problema è esclusivamente di tipo chirurgico. Si tratta di un’operazione molto semplice e veloce. L’anestesia è di tipo generale, ma solo perché in questo modo si ottiene l’immobilità necessaria all’intervento. Infatti, con l’anestesia locale i bambini piangono e si dibattono, cosa che renderebbe impossibile l’operazione. Gli anestetici utilizzati oggi, comunque, sono leggeri e ben tollerati anche dai piccoli. Il chirurgo oculista divarica le palpebre ed effettua una piccola incisione e sposta l’obliquo inferiore, il muscolo antagonista all’obliquo superiore paralizzato, per diminuirne l’effetto motorio. In questo modo, per un meccanismo di compenso, anche il muscolo malato, non più contrastato, acquista elasticità, riesce a muoversi e a far spostare l’occhio verso il basso. L’intervento ha una durata di dieci minuti circa e non è nemmeno necessario indossare bende o occhiali protettivi. Per una settimana dopo l’operazione, comunque, è necessario instillare nell’occhio operato qualche goccia di collirio antibiotico (per due o tre volte al giorno), per consentire una perfetta guarigione. La deviazione degli occhi (strabismo) non è una banale anomalia estetica, ma nella grande maggioranza dei casi testimonia un disordine più o meno grave della vista. Dal 2 al 3% dei bambini presentano uno strabismo, che può essere congenito oppure apparire durante l’infanzia.
Qualunque sia l’età della comparsa di una deviazione oculare nel bambino, un esame oculistico deve essere effettuato in breve tempo.
In due casi su tre allo strabismo si accompagna un calo dell’acutezza visiva dell’occhio deviato (ambliopia) che a volte è molto serio. Diventa irrecuperabile se il trattamento medico arriva troppo tardi; al contrario un trattamento precoce, spesso l’occlusione dell’occhio buono, può prevenire la sua comparsa o correggerlo almeno parzialmente. E’ indispensabile che l’oculista e l’ortottista se ne incarichino precocemente e per un lungo periodo. La collaborazione stretta dei genitori è fondamentale per far accettare al bambino i trattamenti prescritti, soprattutto per l’applicazione permanente della correzione ottica, dell’occlusione o degli occhiali per la rieducazione visiva.
Un intervento chirurgico può essere necessario a seconda del tipo di strabismo. Anche dopo un trattamento medico-chirurgico perfettamente eseguito, dei controlli alla vista sono indispensabili fino all’età adulta poiché la recidiva e la persistenza dei disturbi visivi dello strabismo sono possibili.